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Viaggio leggero e...

Viaggio leggero ed evito di portarmi dietro tutta la mia pesante attrezzatura pro per non trascorrere la tanto attesa vacanza nel ruolo di bestia da soma. Fotografare però mi piace, e vorrei tornare a casa con qualche scatto che ricordi i posti visitati e i momenti più belli. Non riesco però a decidere quali parti dell’attrezzatura portare con me e cosa invece lasciare a casa. Come devo fare?


Foto di Ivana Cajina via Unsplash 

Potete facilmente intuire che ci accingiamo a parlare di una delle situazioni più tipiche in cui praticare l’hobby della fotografia: i viaggi. Anche se la fotografia di viaggio non può essere paragonata a quella sportiva o naturalistica, che richiedono attrezzatura e preparazione specifica, vi sono comunque delle questioni pratiche da risolvere. Quando ci si deve spostare da un luogo all’altro nel corso della stessa giornata, magari con dei compagni di viaggio che non hanno la stessa nostra considerazione per la fotografia, può essere davvero frustrante avere con sé tutto l’armamentario e non riuscire a utilizzarlo.

Sicuramente, la questione principale che ci si pone prima di partire è relativa al peso e all’ingombro della propria attrezzatura fotografica. Certi modelli di fotocamere, soprattutto quelli di fascia pro, sono davvero grandi e pesanti; le ottiche più luminose hanno, nel migliore dei casi, il diametro di un boccale di birra. Sembra chiaro che questi oggetti non siano stati pensati per un utilizzo “spensierato” quale potrebbe essere quello di chi fotografa in vacanza. Si tratta in effetti di attrezzature da destinare a situazioni specifiche, dove il loro peso e ingombro viene giustificato dalle prestazioni che offrono. Se un professionista che viaggia al solo scopo di fare riprese potrebbe tranquillamente portarseli dietro, per il fotoamatore turista non sono molto indicati.

Il corredo fotografico pro diventerebbe infatti un vero impaccio laddove, per rispettare la tabella di marcia, non possiamo dedicare tutto il tempo che vorremmo alla fotografia. La ricerca di un’attrezzatura che permetta di affrontare varie situazioni mantenendo peso e ingombro ridotti è una vera sfida per chi ama fotografare in viaggio.

Come si è appena detto, si presume che macchine e obiettivi pro, pesanti e ingombranti, siano acquistati effettivamente da chi debba farne un utilizzo professionale, o comunque mirato a situazioni dove le loro caratteristiche eccezionali siano necessarie. Per chi ha intenzione di fotografare solo durante le vacanze non sono consigliate, tant’è che chi utilizza attrezzature del genere, magari per lavoro, spesso sceglie di ricorrere a fotocamere e obiettivi con peso e dimensioni decisamente inferiori da portare con sé in vacanza.
Capita però che molti fotoamatori si facciano prendere da manie di acquisto compulsivo (ne abbiamo parlato qui) e non esitino a comprare ottiche luminosissime (e pesantissime) e corpi macchina realizzati in titanio solo per il gusto di averli. Poi magari, anche loro si permettono vezzi da professionisti, puntando all’acquisto di un secondo corpo macchina più leggero, per fotografare in viaggio.

Il “secondo corpo macchina” è pur sempre una fotocamera dalle buone prestazioni qualitative, per quanto non all’altezza di un corpo “pro”. Indubbiamente, questa soluzione risolve il problema del peso e dell’ingombro, ma se non è motivata solo dal voler viaggiare più leggeri, rischia di disperdere le nostre risorse (in particolare quelle economiche). Per quanto la propria macchina principale sia potente e performante, magari avrà qualche annetto sulle spalle e, come tutti gli oggetti tecnologici acquistati tempo prima, non disporrà certo di tutti i “fronzoli” offerti dai modelli più recenti. Acquistare una seconda fotocamera, che sia o meno della stessa marca e/o sistema, può diventare allora un modo di non perdersi le novità; sperimentare quel nuovo sistema fotografico, o quella nuova funzione… si rincorre il nuovo per un mero sfizio, poiché molte delle funzioni aggiuntive non fanno la differenza tra una foto buona e una così così.

Se la si solletica un po’, la sindrome da acquisizione compulsiva (volgarmente detta scimmia) parte alla carica. L’acquisto di una fotocamera più piccola e leggera può portare il fotoamatore, in alcuni casi estremi (ma non così rari), a compiere una strana trasformazione; dopo alcuni anni passati a mettere su un’attrezzatura da professionista, senza curarsi del peso ma concentrandosi solo sulle prestazioni, incomincia a puntare tutto sulla leggerezza e le dimensioni ridotte, finendo magari per lasciare inutilizzata l’attrezzatura più pesante. La trasformazione può essere documentata da frasi come “Ho riscoperto il gusto di fotografare”, “Ho smesso di avere la cervicale” e altre del genere, pubblicate nei forum di appassionati. Scopre insomma che “piccolo è bello”, desiderando ora avere macchine fotografiche e ottiche di dimensioni ridotte. Giunto a questo punto, la scelta tipica per il nostro fotoamatore è quella di vendere la vecchia attrezzatura per fare il passaggio definitivo a un sistema più compatto.
Scegliere fra un sistema o un altro non è però una cosa da fare per curiosità, ma da ponderare in base al tipo di foto che si fanno; i corpi macchina professionali pesano, ma compensano lo svantaggio col fatto di avere una robustezza eccezionale, oltre che prestazioni affidabili in tutte le situazioni, anche se hanno qualche annetto sulle spalle. Se si decide di cambiare sistema senza pensarci troppo, c’è il rischio poi di rimpiangere (o addirittura ricomprare) la vecchia attrezzatura di cui ci si era disfatti alla prima mancanza mostrata dalla nuova.

La soluzione offerta dall’avere una seconda fotocamera non ha pertanto la stessa validità per tutti. Sicuramente ce l’ha per chi fa grande utilizzo di un’attrezzatura voluminosa e intende continuare a farlo, come ad esempio i fotografi naturalisti. Costoro infatti hanno normalmente bisogno di teleobiettivi enormi e pesanti, da abbinare a fotocamere robuste e dal rapido autofocus; un peso nell’ordine dei tre chili o più per corpo macchina e ottica è considerato accettabile, viste le prestazioni ottenute. Per chi pratica questo genere fotografico, non esistono alternative leggere che consentano risultati paragonabili. Ecco che allora, se un fotografo naturalista deve mettersi a fare foto alla sua famiglia in gita, ci può stare il ricorrere a un’altra fotocamera, meno “impegnativa”.
Nel caso di un fotoamatore che non pratica un vero e proprio genere specifico, ma ha semplicemente il gusto di fotografare quando viaggia, il problema del peso andrebbe invece posto già in partenza evitando di acquistare macchine e ottiche poco adatte alle proprie abitudini. Facendo così si evita di dover ricorrere a una seconda fotocamera. Se invece si insegue il meglio per il solo gusto di avere un modello professionale, c’è il rischio di finire con due macchine che assolvono allo stesso scopo, con la ragionevole possibilità che una finisca per sostituire l’altra.

Ma peso e ingombro non sono le sole problematiche con cui ci si scontra in viaggio; quando le situazioni che da riprendere sono le più svariate (paesaggi, scene di strada, eventi e foto naturalistiche) e le condizioni di luce mutevoli, servirebbero diversi obiettivi per gestire ogni situazione, ma portarsi dietro tutta la collezione non sarebbe molto pratico.

A rigor di logica, l’obiettivo più adatto a riprendere varie situazioni è lo zoom. Ma la logica tende a scontrarsi con le rigide leggi dell’ottica, che fanno emergere altre questioni; per esempio, gli obiettivi zoom forniti in kit sono generalmente piccoli e compatti, ma non permettono di riprendere soggetti troppo lontani, mentre in situazioni di luce scarsa richiedono di tirare gli ISO al massimo. I classici passi successivi compiuti dal fotoamatore per arricchire il parco ottiche sono l’acquisto di un teleobiettivo (solitamente zoom) e di un fisso luminoso. Avere un corredo così permetterebbe di far fronte a quasi tutte le situazioni, tuttavia nel continuo spostarsi può risultare difficile cambiare ottica in sicurezza. Si sa, effettuare il cambio è un’operazione delicata: il sensore può sporcarsi, l’obiettivo cadere ecc. E allora per non rischiare si finisce per desistere e fare le foto alla bell’e meglio con il primo obiettivo che si ha già montato, oppure non farle affatto. Se vi siete riconosciuti nella situazione appena descritta, sappiate di non essere i soli!

Il problema del cambio ottica potrebbe trovare risposta in uno zoom più esteso, oppure addirittura un superzoom che copra tanto le focali grandangolari quanto il tele più o meno spinto. Da questo punto di vista tale soluzione ha senso. E’ vero, alcuni utenti lamentano una qualità delle immagini prodotte più scarsa rispetto a ottiche più specifiche, ma qui si potrebbe venire a compromessi. A mio parere però, più che delle prestazioni bisogna preoccuparsi del fatto che tali obiettivi non sono quasi mai pesi piuma. In particolar modo per chi usa il full-frame (ma anche l’APSC), si tratta di veri e propri cannoni, e girare tutto il dì con uno di questi cosi appeso a tracolla non è il massimo… Il discorso potrebbe essere differente per chi usa macchine con sensore 4/3, per le quali tali ottiche hanno pesi e ingombri più ragionevoli.
E allora, dovendo fare una scelta, quali obiettivi bisogna portarsi dietro in viaggio? La risposta a questa domanda può essere soltanto una: quello (o quelli) che usiamo di più. Se siamo proprio allergici al cambio obiettivo, niente da fare, meglio averne uno solo già attaccato alla fotocamera, per esempio uno zoom standard. Se invece siamo più portati a cambiarli, portiamo solo quelli che siamo sicuri di poter utilizzare, lasciando a casa gli altri senza remore. Se infine avete in dotazione uno zoom molto esteso e non particolarmente pesante, prendetelo in considerazione.

Agganciandosi agli argomenti appena trattati, viene spontaneo parlare della soluzione offerta dalle fotocamere compatte. Parlo ovviamente di quelle macchine dotate di sensori abbastanza grandi (solitamente da 1”) che consentono immagini di una certa qualità. Perché il fotoamatore turista, invece che portarsi dietro un corpo macchina con diversi obiettivi, non si equipaggia solamente con la compatta?

In effetti tali fotocamere sembrerebbero risolvere in un colpo solo tanto il problema peso/ingombro che quello delle ottiche; solitamente sono più piccole delle macchine a obiettivi intercambiabili (alcune sono praticamente tascabili) e hanno zoom luminosi, oppure di luminosità standard ma con una maggiore gamma di focali. L’unico problema serio delle compatte di qualità è il prezzo: queste macchine spesso costano più di quelle a ottiche intercambiabili, comprese di obiettivo in kit. Dovendo scegliere tra una e l’altra, si preferisce a quel punto la macchina col sensore più grande e la possibilità di cambiare obiettivi. Se il prezzo delle compatte di qualità fosse più competitivo, forse un maggior numero di appassionati le prenderebbe in considerazione.

Ma dopo aver detto delle compatte, perché non spendere qualche parola su quelle che, attualmente, sono le fotocamere più usate dalla maggior parte delle persone? Ovviamente sto parlando degli smartphone. Da qualche anno esistono modelli piuttosto performanti dal punto di vista fotografico, che vengono recensiti nei siti dedicati a quest’hobby. Anche se i telefoni di buon livello hanno prezzi stratosferici, una volta acquistati è difficile che restino inutilizzati (cosa che invece capita a certe attrezzature fotografiche). In diversi ambiti della nostra vita quotidiana questi dispositivi la fanno ormai da padroni, e il problema in campo fotografico è proprio questo. Il cellulare lo portiamo sempre con noi, anche quando viaggiamo; provate a pensare al fotoamatore di cui ho parlato alcuni paragrafi sopra, quello che in preda alla scimmia si vende tutta l’attrezzatura per farsi un nuovo corredo compatto. Se mettessimo nelle mani di costui un cellulare dalle buone prestazioni fotografiche, non c’è il rischio che finisca a far foto solo con il telefono?
Scherzi a parte, per quanto le prestazioni degli smartphone non siano paragonabili a quelle di un’attrezzatura più specifica, questi dispositivi hanno dalla loro una tendenza innata a farsi utilizzare per qualunque cosa. Questa ragione, unita a quelle che ci trattengono dal portare in viaggio la nostra bella e costosa attrezzatura fotografica, potrebbe farci concludere con “mi porto dietro solo il cellulare”. Pentendocene poi amaramente, di fronte a situazioni dove solo con la fotocamera avremmo potuto ottenere belle foto. Sebbene i cellulari prevedano la possibilità di scattare regolando iso e tempi manualmente, questa operazione è piuttosto scomoda; bisogna sempre aprire il menù e regolare tutto tramite touchscreen, un’operazione più laboriosa rispetto al girare una ghiera. Dopo qualche tentativo, sono certo che l’utente medio deciderà di lasciar perdere e userà lo smartphone in modalità automatica, cosa che rientra di più nella filosofia di questo dispositivo. Insomma, va bene viaggiare leggeri, ma senza esagerare!

Concludiamo la nostra carrellata con il treppiede. Sono sicuro che molti lettori si aspettavano questa domanda: me lo porto dietro oppure no? Per il fotoamatore medio non credo esista altro accessorio fotografico con la stessa capacità di restare a casa o farsi dimenticare nel bagagliaio dell’auto come il treppiede. Questo ovviamente non è vero per chi lo utilizza abitualmente nelle lunghe esposizioni. Ma ad essere onesti, quante situazioni di questo tipo avremo durante un viaggio dove ci spostiamo di continuo? Vale la pena di sobbarcarsi il peso non indifferente di questo oggetto per poi usarlo poco o niente? La risposta potrebbe essere scontata se appartenete al genere di persone che, quando viaggia, scatta foto prevalentemente di giorno e senza utilizzare filtri. Ma anche se appartenete a questa categoria, è innegabile che durante un viaggio non mancheranno di certo le occasioni di fare foto al tramonto, o in notturna. Per esempio può capitare di assistere a uno spettacolo pirotecnico; per fotografare bene tali eventi, non si può certo far a meno del treppiede! Tra il portarlo e il lasciarlo a casa entra in ballo sicuramente la vostra affinità con tale accessorio e la propensione che avete ad utilizzarlo. Se però siete indecisi, sappiate che esiste una soluzione intermedia: portare un mini treppiede da tavolo. Si tratta indubbiamente di un compromesso, poiché le prestazioni non sono paragonabili. Eppure il peso e l’ingombro sono davvero contenuti, e trovando un luogo adatto per piazzarlo vi permetterà di rimediare qualche lunga esposizione altrimenti impossibile da realizzare.

Nella fotografia in viaggio bisogna mettere in pratica alcuni comportamenti virtuosi per sfruttare al meglio ciò che abbiamo.Il primo di questi è una sana disponibilità al compromesso. Pensiamo a quando prepariamo un generico bagaglio, decidendo quali vestiti mettere in valigia e quali no; un viaggio inizia sempre con un compromesso, e lo stesso vale anche per l’attrezzatura da portare con noi. Un conto è fare un’uscita al solo scopo di fotografare. In tal caso tutto il discorso del “viaggiare leggeri” è una stupidaggine; volendo fotografare qualcosa al meglio bisognerà portarsi dietro tutto ciò che serve, a prescindere dal peso. Ma se si vuole davvero viaggiare, con la famiglia o gli amici e godersi la vacanza, tanto vale portar dietro solo l’indispensabile. La fotocamera e un obiettivo sono tutto ciò che serve per davvero, il resto è un extra da valutare in base a fattori come lo spazio nello zaino, la durata del viaggio e le foto che si pensa di fare. Certo, con un’attrezzatura così ridotta non si potrà fare tutto, ma potremo certamente documentare il viaggio senza soffrire per il peso o preoccuparci di perdere qualcosa.

Un altro comportamento utile, prima di partire per un viaggio, risulta quello di prendere nota dei posti che andremo a visitare, facendo un elenco, e studiare le strade per raggiungerli. Dal semplice esame di una mappa si possono scoprire infatti dei punti di ripresa interessanti. Facendo così sarà anche più facile decidere quali ottiche e attrezzature portare con sé.

Bene, detto questo, mi sembra doveroso augurarvi buon viaggio. E ricordate di non lasciare a casa la fotocamera!

A presto!
Alessandro "Prof. BC" Agrati  @agratialessandro


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