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Vivitar 55mm F 2.8 macro (Komine) - Recensione




QUALITA' COSTRUTTIVA

Nel realizzare questo obiettivo, Komine ha ottenuto un buon bilanciamento tra peso, ingombri e materiali.
Il Vivitar 55mm F 2.8 macro presenta una struttura principale completamente in metallo, con la ghiera di messa a fuoco rivestita in gomma. La ghiera dei diaframmi, la filettatura dei filtri e la baionetta sono metalliche; i pulsanti di sgancio (per l'innesto Olympus OM) sono in plastica.
L’assemblaggio è ottimo, con giochi e movimenti interni assenti; sono presenti piccole viti a vista, non fastidiose. L'unico dettaglio sottotono è costituito dalla calotta molto incavata che circonda l’elemento frontale della lente. Questa è realizzata in plastica, con struttura a cerchi concentrici; pur essendo efficace nel limitare i riflessi, causa purtroppo un accumulo di polvere.

ERGONOMIA

L’ergonomia del Vivitar 55mm F 2.8 macro sfrutta le proporzioni azzeccate del corpo, risultando ottima. Le ghiere hanno la giusta dimensione mentre il peso è ragionevole.
La ghiera dei diaframmi fornisce un’ottima presa e ruota in senso orario da F 2.8 a F 16 con scatti sono ben definiti ad ogni mezzo stop; peccato per i pulsanti di sgancio che interferiscono leggermente con l’operatività.
La ghiera di messa a fuoco è rivestita in gomma di buona qualità e ruota in senso orario da infinito alla distanza minima di messa a fuoco, compiendo quasi due giri completi con movimento fluido e preciso. Il barilotto si estende in modo significativo durante la messa a fuoco, arrivando quasi a raddoppiare la propria lunghezza. L'obiettivo consente un rapporto d'ingrandimento di 1:1; nel considerare gli utilizzi in ambito macro, va tenuto presente che tale ingrandimento viene raggiunto a una distanza di lavoro brevissima: 21 centimetri dal piano del sensore, che in termini pratici significano circa 5 centimetri di distanza tra il soggetto e l'estremità frontale. Si tratta pertanto di un'ottica perfetta per riprendere soggetti statici, magari tramite l'ausilio del cavalletto e dispositivi di illuminazione artificiale. È meno indicata invece per la fotografia di insetti o altri piccoli animali.



LINK TEST QUALITA' OTTICA + DATI TECNICI


Nitidezza
A tutta apertura la nitidezza è più che sufficiente al centro, sufficiente ai bordi; si aggiunge una leggera morbidezza, ma l’insieme è utilizzabile. Chiudendo a F4 si nota un netto miglioramento: la nitidezza al centro è buona e ai bordi più che sufficiente, la morbidezza scompare. Da F5.6 a F11 la nitidezza è globalmente ottima, senza cali rilevanti ai bordi; il valore migliore per scarso margine risulta F8.
Il contrasto è medio/basso a tutta apertura, medio altrove.
In generale possiamo definire la prestazione del Vivitar 55mm F 2.8 macro come più che buona.

Aberrazioni cromatiche 
Laterali: risultano di basso livello già a tutta apertura, successivamente si riducono progressivamente fino a F8, dove scompaiono. L’impatto sulle foto è nullo, in quanto sono poco visibili e sempre correggibili.
Longitudinali: risultano di medio/basso livello a tutta apertura, e come le laterali diminuiscono progressivamente per scomparire a F8. L’impatto sulle foto è leggermente più intenso: nelle situazioni difficili possono apparire e sono difficili da rimuovere, specie a F2.8. Altrove sono decisamente più gestibili e poco visibili.
In generale la prestazione del Vivitar 55mm F 2.8 macro in questo campo risulta più che buona.

Bokeh
Lo sfocato è un punto dolente di questo obiettivo, che fatica molto a separare i soggetti dallo sfondo. A tutte le distanze il bokeh risulta appena accennato, e si confonde col resto dell’immagine; persino al massimo ingrandimento non si riesce ad ottenere un soggetto ben staccato dal contesto. La qualità dello sfocato è scarsa: è presente un forte affollamento, assente pure la cremosità.
I punti luce a tutta apertura sono piacevoli, di media dimensione ed effetto “occhi di gatto” contenuto; peccato che siano leggermente contornati ai bordi. Chiudendo inoltre assumono subito una forma poligonale, a causa delle sole sei lamelle.
Riguardo al bokeh, la prestazione del Vivitar 55mm F 2.8 macro risulta insufficiente. 

Coma
Vi sono deformazioni pronunciate a tutta apertura, che diventano di basso livello a F4. Da F5.6 spariscono completamente.

Distorsione 
La distorsione è quasi nulla, tendenzialmente a barile. L’impatto sui vari generi è irrilevante, dal momento che sarà difficile notarla.

Flare
Una delle caratteristiche salienti del Vivitar 55mm F2.8 macro è l’elemento frontale molto arretrato rispetto al portafiltri, come se fosse già montato un paraluce. Sul campo tuttavia i risultati sono contrastanti: finchè si evitano luci intense nessun problema, ma quando queste sono in prossimità dell’inquadratura ecco apparire artefatti di dimensioni medio/grandi. Chiudendo il diaframma le cose peggiorano: gli artefatti aumentano di grandezza e appaiono più di frequente; talvolta possono presentarsi anche leggere velature. Il contrasto nel controluce subisce un leggero calo solo a tutta apertura, altrove viene mantenuto.
La prestazione dell’obiettivo in questo campo risulta quasi sufficiente.
 
Focus breathing
Riguardo al focus breathing, per questo obiettivo va fatto un discorso particolare. Considerata la lunghissima corsa della messa a fuoco, la variazione di focale da infinito al massimo ingrandimento è mostruosa. Ruotare tuttavia la ghiera fino alla tacca dei 50 centimetri causa una variazione media, in linea con molti obiettivi. In ogni caso consideratelo se intendete utilizzare il Vivitar 55mm F 2.8 macro per le riprese video.
 
Sunstars
Vengono prodotte stelle a sei raggi, scarse in definizione e dimensioni.
 
Vignettatura
Il calo di luce è di medio livello a tutta apertura, ma già quasi nullo a F4, per poi scomparire. Risulta sempre correggibile senza sforzo.

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CONCLUSIONI 

Il Vivitar 55mm F2.8 macro è senza dubbio un oggetto particolare, nell’utilizzo e nelle caratteristiche ottiche. La capacità di raggiungere il massimo ingrandimento di 1:1 senza ausili esterni lo rende appetibile ai cultori del macro. L’obiettivo è stato progettato per rendere al massimo a distanze ravvicinate, come dimostra anche la scarsa propensione a separare i soggetti inquadrati dallo sfondo. Come affrontato nel capitolo ergonomia inoltre, la distanza di messa a fuoco impone alcune limitazioni sul campo. Secondo noi quest’ottica trova l’applicazione ideale in studio, dove in condizioni pianificate si possono sfruttare appieno le sue buone qualità. Ricordiamo in tal senso che alla voce nitidezza, aberrazioni cromatiche, distorsione, vignettatura ottiene validi risultati. Per concludere, se vi interessa la ripresa di paesaggi e dettagli della natura, nulla vieta di usarlo come obiettivo tuttofare. Se però il vostro interesse risiede anche nella ritrattistica, non è questo il compagno ideale delle vostre uscite.

PRO:
- Nitidezza elevata e uniforme a diaframmi chiusi
- Distorsione quasi nulla
- Aberrazioni cromatiche contenute
- Ergonomia più che buona

CONTRO:
- Bokeh di qualità insufficiente


GIUDIZIO

Qualità costruttiva:   
Ergonomia:                 
Ottica:                             

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