Passa ai contenuti principali

A tu per tu - Giovanni Toccafondi

Siamo entrati in contatto con Giovanni Toccafondi dopo aver visto le sue fotografie sul profilo di Instagram. Giovanni è un fotografo a cui piace trasmettere un messaggio attraverso le immagini, a prescindere dal genere praticato; non cerca la perfezione ma il contenuto. Nella sua galleria si trovano molti scatti street e ritratti, accanto a paesaggi urbani, naturali e foto di architettura.

Progetti di Viaggio ©Giovanni Toccafondi


Raccontaci di te e di come ti sei avvicinato alla fotografia.

Mi presento, sono Giovanni Toccafondi. Da sempre ho sfogliato gli album di famiglia, con le fotografie delle vacanze e dei momenti importanti. In età adolescenziale ho cominciato a fotografare con una compatta automatica col rullino a colori, e lì ho scoperto che aspettare lo sviluppo dei negativi e le stampe mi dava un’emozione. In seguito ho cominciato a scattare fotografie in bianco e nero, grazie a una mia insegnante di architettura, tramite una fotocamera di famiglia, una reflex analogica degli anni '70. Le fotografie erano perlopiù di paesaggio urbano con contrasti importanti. In seguito ho cominciato a interessarmi sempre più alla fotografia attraverso fotografi di fama mondiale come Avedon, Gianni Berengo Gardin, Ansel Adams e Bresson. Ho frequentato tre anni La libera accademia di Belle Arti di Firenze, e ho preso un diploma di laurea in arti visive - fotografia.


C’è un genere fotografico che preferisci? Quali sono i tuoi autori preferiti? Ci è sembrato di vedere dei richiami a Elliott Erwitt.
 
Il genere fotografico che più mi appartiene è la street photography. Sicuramente Elliott Erwitt è un fotografo che ammiro e che mi ha dato ispirazione per capire il modo di scattare. Gli autori e le autrici che più mi hanno coinvolto nei miei ultimi lavori fotografici sono Lee Freedlander, Diane Arbus, Letizia Battaglia, Vivian Maier. 
 

Guardando la tua galleria ci ha colpito molto la capacità nel catturare l’attimo per la strada, ottenendo ritratti contestualizzati ed espressivi, quasi mai impostati. Qual è il tuo segreto?
 
Tengo molto alla naturalità dei momenti che fermo in fotografia, cerco di cogliere l’attimo e osservo il mondo circostante come se guardassi nel mirino della mia fotocamera. Spesso riesco a capire anche la post produzione che voglio eseguire di un’immagine. Ogni scatto naturale posso presentarlo al meglio anche con un ritaglio semplice, usando il quadrato come mezzo espressivo. Il mio segreto è stare in esercizio costante quando osservo la città, come se i miei occhi fossero la fotocamera. 

 
Che tipo di attrezzatura utilizzi solitamente per fotografare? Utilizzi qualche tecnica particolare? 
 
Di solito utilizzo una reflex digitale full frame con obiettivi 24-70 mm F2.8 e un 20mm fisso F1.8. Ultimamente sto utilizzando una mirrorless con obiettivo 28-75mm. Uso la macchina con le sue funzioni più basilari, controllando l’esposimetro e regolando così il tempo di scatto. Decido di impostare l’apertura del diaframma in base alla luce o a ciò che voglio per quell’istante. Solitamente scatto le mie immagini appena sottoesposte e uso sapientemente la post- produzione per mantenere la naturalità dei colori, quando non uso il bianco e nero: in tal caso mi sento veramente come quando lavoravo in camera oscura.


Nel giardino delle rose ©Giovanni Toccafondi


Di tutte le foto che hai scattato, quale preferisci? Parlaci della sua genesi.
 
La fotografia che più preferisco ritrae una coppia di adolescenti che si abbracciano o, per meglio dire, dove la ragazza tiene stretto un giovane. Dietro ci sono delle scale in pietra, la luce piuttosto forte incornicia un momento di abbandono nelle braccia dell’altro. Ho catturato lo scatto nel giardino delle rose a Firenze, in una giornata di primavera; un posto che mi ha ispirato molto. In ogni angolo ho trovato situazioni di benessere, assieme a tanti quadri esposti.


Le tue fotografie sono mai state esposte? Hai mai vinto in qualche concorso? 
 
Alcuni miei scatti sono stati esposti a Fiesole alla mostra collettiva “Oriri ovvero in alto”; nello specifico il progetto “Dies Irae” dedicato ai miei nonni. Ho partecipato a un concorso indetto da Alterego, dove ho ottenuto un riconoscimento per una fotografia di teatro dal nome "Wings", la quale ritraeva una ragazza down che balla. La sezione online di Private magazine ha pubblicato il progetto “Two Blind”, un lavoro fotografico intimo sulla vita quotidiana di Stefano e Laura, che sono non vedenti. Ho partecipato alla “Florence Biennale Ethics DNA of art” IX edizione con il tema “Complicata semplicità”. Ho esposto due volte al caffè letterario “Vivo” di Pontedera i temi “Manette per la speranza” e “Istanti intrecciati”.


Complici ©Giovanni Toccafondi

 

Quali progetti intravedi nel futuro per la tua attività fotografica?
 
Vedo la continua attenzione verso la fotografia di strada, non solo per i ritratti contestualizzati ma anche tramite l’approfondimento del solo paesaggio urbano.
 

Qual è il tuo rapporto con i social network? 
 
Le piattaforme social mi piacciono, seguo diversi fotografi e artisti utilizzando per la maggior parte Instagram. Continuerò a pubblicare serie di tre fotografie accomunate da una storia attraverso colori, pose e richiami. 



Ringraziamo Giovanni per averci concesso quest'intervista, se considerate i suoi lavori interessanti vi invitiamo a seguirlo tramite i suoi profili social.
A presto!
 

>> Link a tutte le interviste <<

 

Commenti

  1. Considero privilegio conoscere Giovanni, persona attenta alle mille sfumature di chi incontra sulla sua strada

    RispondiElimina

Posta un commento

Nel lasciare i commenti vi invitiamo a utilizzare un linguaggio adeguato. Qualora dovessimo ritenere che un commento possa essere in qualche modo offensivo saremo costretti ad eliminarlo.

Gli articoli più letti

Introduzione agli adattatori

Chi ci segue con assiduità avrà notato il nostro interesse per le ottiche d’epoca, che valutiamo e recensiamo testandole su corpi macchina digitali. Forse non tutti sanno come sia possibile utilizzare obiettivi di uno specifico sistema su fotocamere totalmente differenti; abbiamo quindi ritenuto utile fornire indicazioni per chi lo trovasse interessante. Adattatori da Nikon Z a M42, e da Nikon Z a Canon FD   Per introdurre il discorso, bisogna partire da alcune considerazioni. La prima riguarda la differenza più immediata tra gli obiettivi appartenenti a diversi sistemi fotografici, vale a dire il tipo di innesto. Che siano a vite o a baionetta, i differenti tipi di innesto non sono infatti compatibili fra loro. Adattatori da Nikon Z ad Olympus OM, e da Sony E ad Olympus OM La seconda considerazione riguarda invece la distanza a cui l’obiettivo deve trovarsi dal sensore (o della pellicola) per poter mettere a fuoco correttamente a tutte le distanze; i vari sistemi fotografici, tanto qu

Kenlock 135mm F2.8 (Mitakon) - Recensione

QUALITA’ COSTRUTTIVA Il primo impatto con quest'obiettivo è molto positivo. Corpo principale, ghiere, paraluce, innesto e persino i pulsanti di sgancio sono in metallo. La ghiera di messa a fuoco è rivestita da una gomma di buona qualità. L’assemblaggio a prima vista appare curato, senza giochi; si nota tuttavia il perfettibile meccanismo dei pulsanti di sgancio, scomodi. Inoltre sono presenti degli strani movimenti interni, non eccessivi ma che restituiscono una sensazione di fragilità. Presenti piccole viti a vista, non invadenti. ERGONOMIA L’obiettivo in prova è abbastanza compatto, di leggerezza media. La ghiera di messa a fuoco presenta una buona ergonomia: compie mezzo giro in senso orario da infinito alla minima distanza di scatto. Il movimento avviene in modo fluido e preciso, la gomma di cui è rivestita per quanto leggermente scivolosa garantisce una presa solida, grazie all’efficace zigrinatura. La ghiera dei diaframmi è di sezione media, e anch’essa risulta comoda nel

La Fotografia italiana negli anni ’60

Negli anni '60, l'Italia vide un profondo cambiamento nel mondo della fotografia, segnato da una crescente consapevolezza dei fotografi italiani riguardo al loro ruolo nella società e nell'ambito culturale internazionale. Da eventi come il Convegno Nazionale di Fotografia del 1959 a Sesto San Giovanni al successivo convegno di Verbania del 1969, promosso dal CIFe (Centro Informazioni Ferrania) e dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), emerse un'evoluzione significativa nel modo in cui i fotografi italiani si rapportavano alla cultura, alla politica, e alla società stessa. Il convegno di Verbania, in particolare, fu testimone di opposte concezioni della fotografia, con una forte prevalenza dell'approccio d'impegno sociale e politico, documentario e di reportage. Questo contesto politicamente acceso ha plasmato il percorso dei fotografi italiani, spingendoli a esplorare nuovi ruoli e ad abbracciare una visione più consapevole e critica del lor